I metalli preziosi utilizzati in gioielleria sono: oro, argento, platino, rodio, palladio. Sono rari e di conseguenza possiedono un alto valore economico. Per molto tempo il rodio è stato considerato il più raro ed il suo costo era esorbitante, alcuni anni fa arrivò a 350 dollari al grammo, poi il valore è diminuito ed attualmente è circa uguale a quello dell’oro e del platino.
Metalli preziosi che non possono essere usati puri a causa della loro duttilità, ossia la capacità di deformarsi. Dato che in nessun tempo è mai stato piacevole trovare magari schiacciato, un anello prezioso che può valere una fortuna, per sopperire all’inconveniente oro, argento e platino sono sempre stati lavorati in lega con altri metalli.
Con il platino è facile trovare un 10% di iridio, oppure un 5% di rutenio o ancora un 10% di rame, comunque la percentuale principale rimane alta e quindi i gioielli lavorati con queste leghe mantengono un valore commerciale elevato. È bene ricordare che il platino è un metallo anallergico, inossidabile ed è eterno, quindi offre una garanzia in più quando si tratta di incastonare pietre preziose. Un esempio fra tutti è il famoso diamante Koh-i-Noor appartenente alla famiglia regnante britannica.
L’oro è sicuramente il metallo prezioso più conosciuto ed usato per la produzione di gioielli. Valutato in carati, la massima purezza corrisponde a 24 Kt. Lo standard internazionale usa oro a 18 Kt, che corrisponde a 18 parti di oro oltre a 6 di altri metalli. In base alla lega scelta si ottiene oro di diversi colori. Per mantenere il colore giallo si aggiungono 3 carati di argento e altrettanti di rame. Per ottenere l’oro bianco viene aggiunto argento o palladio, e la scelta fra i due metalli influirà anche sul prezzo finale. L’oro rosa, così di moda ultimamente, ha un valore lievemente inferiore ai precedenti a causa della maggiore quantità di rame presente nella lega rispetto all’argento. Ma si può ottenere anche oro rosso eliminando completamente l’argento dalla miscela, o addirittura blu aggiungendo cobalto.
Una lega di solo rame e argento viene chiamata sterling silver ed utilizzata in gioielleria per servizi da tavola o monili. La percentuale di argento presente non deve essere inferiore al 91,5%.
Prima di creare una delle tante leghe occorre fondere l’oro.
il prezioso metallo fonde a 1064 gradi centigradi. In un forno viene inserito il classico crogiolo unto con olio di lino, per aiutare il distacco, e riempito con l’oro. Non appena completata l’operazione occorre estrarre velocemente l’oro fuso, che tende a solidificare in tempi brevi, e legarlo con gli altri metalli, anch’essi fusi, prima di colarlo negli stampi preparati in precedenza sia per la produzione di gioielli che di lingotti. Quest’ultimi di solito hanno una percentuale di oro altissima.
L’argento ha un punto di fusione relativamente più basso rispetto a quello dell’oro, dato che si liquefa già a 961,8 gradi centigradi. La fusione dei metalli preziosi deve rispettare alti livelli di sicurezza e seguire un iter ben preciso, che può diversificarsi in base al tipo di lavorazione scelta e del forno a disposizione.
È molto interessante conoscere la storia dei metalli preziosi, le loro caratteristiche e i diversi modi di creare gioielli, ma è bene rivolgersi agli operatori del settore per qualsiasi necessità.
Alcuni temerari, pensando di realizzare guadagni maggiori, si cimentano in fusioni casalinghe per il recupero dell’oro usato, utilizzando attrezzi non idonei o kit fai da te, altamente sconsigliate a chi non è esperto.